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Global | | 20 Gennaio 2018
Baby gang, l'insegnante del carcere
minorile: si sentono invisibili
Baby gang, l'insegnante del carcere minorile: si sentono invisibili
"Sono ragazzi senza punti di riferimento, il loro unico valore è il potere, ossia essere ritenuto il più forte dagli amici e dalle ragazze". Maria Franco - come riporta redattoresociale.it - da oltre trent'anni insegna italiano, storia, educazione civica e geografia all'istituto penale per minori di Nisida. Nel 2017 ha vinto l'Italian Teacher Prize, il Premio Nazionale degli Insegnanti riconosciuto dal Ministero dell'Istruzione. Ha conosciuto decine di ragazzi finiti in carcere ancora minorenni per reati gravi. Non nasconde la sua preoccupazione per come stanno andando le cose a Napoli. "I mass media si sono accorti ora che esistono episodi di violenza gratuita, ma i ragazzi mi raccontano che ogni giorno ci sono giovanissimi che si accoltellano. E che molti non denunciano".   

Nei giorni scorsi, Maria Franco ha pubblicato, sul suo blog "Conchigliette" un post in cui racconta come per questi adolescenti sia insopportabile sostenere uno sguardo. Lo percepiscono "come un’insostenibile provocazione: qualcosa che giustifica non solo la reazione verbale, la lite, ma, appena possibile, la coltellata: anzi, le coltellate: un’offesa da lavare (e levare) col sangue". Da cosa nasce questo atteggiamento violento? "Mi sembra la reazione di chi si sente, in realtà, invisibile e ha il terrore che qualcuno penetri la sua nudità, di chi non ha una pelle che lo difenda dal mondo. Una pelle fatta da un ambiente mediamente sano e, soprattutto, da una famiglia, per parafrasare Winnicott, sufficientemente buona. Chi non si sente amorevolmente visto, chi non ha reti che lo sostengano e punti di riferimento cui ancorarsi, risponde (può rispondere) cercando un’identità nella violenza, considerata come la propria forza: così tutti potranno vedere quanto è potente, quanto è grande". 

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#babygang   
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