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Editoriali | Melania Verde | 09 Novembre 2017
Crowdfunding
mix di fiducia e web
Crowdfunding mix di fiducia e web

Il crowdfunding, ovvero il processo di finanziamento collettivo proveniente dal basso rappresenta uno stravolgimento del processo “tradizionale” di raccolta fondi, in quanto porta al centro della transazione economica le persone, ciò consente la realizzazione di un nuovo mercato, democratico ed aperto.

Il crowdfunding ha registrato, negli ultimi anni, come è noto, un'ampia  sperimentazione di soluzioni innovative e alternative. Secondo gli studi realizzati sul tema, sembrano aver giocato un ruolo decisivo per questo successo una serie di fattori come la crisi, ma soprattutto l’evoluzione della rete, la diffusione delle piattaforme e il ruolo dei media. Il crowdfunding rappresenta, infatti, un metodo di raccolta di denaro che sfrutta il potenziale della viralità del web, dei social media e della rete. In altre parole, l’ascesa del crowdfunding deriva principalmente dal proliferare e dall’affermarsi di applicazioni web.

Sulla rilevanza della “rete” per l'affermazione del crowdfunding si sono soffermati molti studiosi. Sigar descrive il crowdfunding come un metodo innovativo per gli imprenditori di raccogliere fondi grazie allo sviluppo del Web 2.0. Ancora, secondo il Framework for European Crowdfunding, può essere definito come lo sforzo collettivo di molti individui che creano una rete e uniscono le proprie risorse per sostenere i progetti avviati da altre persone o organizzazioni, solitamente attraverso o comunque con l’aiuto di Internet. La nozione del Framework evidenzia chiaramente i tre concetti chiave su cui si fonda la pratica del crowdfunding: la folla  (who?), il funding (what?) e internet (where?).

Tra le evoluzioni tecnologiche che hanno reso la rete l’habitat naturale del crowdfunding occorre sicuramente menzionare le piattaforme di crowdfunding. Secondo il report di Massolution, ci sono circa 1250 portali di intermediazione al mondo (nel 2012 erano solamente 452),  il 56% attivi in Europa, il 30% in Nord America e il 14% nel resto del mondo. In Italia, recenti rilevazioni evidenziano, dal 2011 ad oggi, un mercato contraddistinto da un elevato tasso di crescita e vitalità, che ha portato in pochi anni alla nascita di ben 91 piattaforme di crowdfunding.

Il compito principale di un portale è quello di facilitare l’incontro tra la “domanda di finanziamenti” da parte di chi promuove dei progetti e l’“offerta di denaro” da parte degli utenti. Tuttavia, la piattaforma di crowdfunding non deve essere concepita solamente come un luogo virtuale di raccolta fondi ma soprattutto un contenitore di “relazioni sociali”. Il successo (ma anche gli insuccessi) ottenuti in termini di progetti pubblicati e somme raccolte spiega la capacità (incapacità) delle piattaforme di costruire un ecosistema virtuale (ma anche e soprattutto non virtuale) entro il quale instaurare “rapporti fiduciari”. Ogni transazione anche la più irrisoria altro non è che un atto di fiducia.

Come è noto, la fiducia è l'elemento alla base di ogni processo efficace di cooperazione. Solo attraverso la concessione di fiducia e conseguenti comportamenti affidabili, è possibile superare gli ostacoli legati al perseguimento di obiettivi comuni, e, più in generale, è pensabile di coordinare le azioni di una molteplicità di soggetti verso esiti socialmente ottimali.

Le piattaforme devono creare aggregazione sociale e facilitare le relazioni fiduciarie tra diversi soggetti. Da un lato, il proponente di un progetto (altrimenti identificato come progettista o creator), colui che dinanzi allo scenario attuale di scarsità di risorse coglie l’opportunità offerta dal crowdfunding lanciando una campagna finalizzata alla raccolta di risorse finanziarie per dar vita ad un progetto proprio. La categoria dei progettisti è fortemente composita, essi possono essere soggetti privati, organizzazioni non profit, società già esistenti, start up, ecc. Dall'altro, i sostenitori del progetto (i cd crowdfunders), i quali rappresentano la vera ricchezza del crowdfunding, sono coloro che aggregandosi sulla piattaforma ne rappresentano il bacino di utenza, la community on-line. Trattasi di persone ordinarie, che possono essere legate o meno da interessi comuni, ciò dipende sostanzialmente dal modello di business della piattaforma e dal suo grado di specializzazione. I crowdfunders sono, dunque, i probabili investitori, essi vengono attratti sulle piattaforme da diversi canali, principalmente dal meccanismo di word of mouth (passaparola) dei proponenti nelle loro cerchie di familiari ed amici e dai gestori della piattaforma. Diverse ricerche, come quella di Ordanini dimostrano che circa dal 20% al 50% dei fondi arrivano da contatti diretti.

La centralità della community è un aspetto comune sia al processo di crowdfunding che all’attività svolta della piattaforma. Tramite i progetti pubblicati le piattaforme incentivano indirettamente i proponenti ad incrementare il loro bacino d’utenza, permettendo così agli stessi di stabilire un dialogo diretto con gli investitori. Questo contatto diretto aumenta in maniera esponenziale le possibilità di successo della campagna. D’altro canto l’incremento della community ha chiaramente effetti positivi sul business dell’intermediario, il successo dei progetti richiama nuovi affiliati divulgatori della vision della piattaforma.

Le piattaforme di crowdfunding svolgono, dunque, un importante ruolo di intermediazione finanziaria ma soprattutto relazionale. I portali, infatti, attraverso le loro attività di routine, sviluppano conoscenze ed esperienza che si rivelano  fondamentali per il buon esito della campagna di crowdfunding, garantiscono ai progettisti una certa quantità di utenti (potenziali investitori/backers) che passano regolarmente a controllare i nuovi progetti,  che spesso sono fuori dalla rete di contatti abituale di un progettista e questa abilità di giungere oltre l’immediato pubblico di contatti di primo livello è un aspetto chiave della gestione di una campagna di crowdfunding. Detto in altri termini, le piattaforme favoriscono la produzione di “relazioni sociali” capaci di generare capitale sociale (che consiste nelle relazioni di fiducia, cooperazione e reciprocità). Nella visione del politologo statunitense, Robert Putnam, il capitale sociale si identifica con requisiti “culturali”, come la struttura delle relazioni, i valori, le norme, che favoriscono un ordine sociale contraddistinto dalla “generale cooperazione” per il bene comune.

Nei processi di crowdfunding, il ruolo delle piattaforme è proprio quello di favorire, da un lato, la diffusione di un diffuso sentimento di fiducia generalizzata (che si crea in rete), del sentimento cioè che ci si possa fidare degli altri; dall'altro, la capacità di instaurare comportamenti cooperativi, prosociali al fine di ottenere vantaggi comuni.

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#fiducia   
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