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Editoriali | Matteo Pizzigallo | 20 Luglio 2018
Addio Matteo
amico di Meridonare
Addio Matteo amico di Meridonare

Ci ha lasciati il professor Matteo Pizzigallo, un esempio di docenza, di cultura e soprattutto di umanità. Un grande amico degli studenti, di Meridonare e MeridonareNews per la quale scrisse un editoriale nel quale esaltava le prospettive delle relazioni umane, quelle buone, che possono portare finanche gli Stati a donare la pace ad un mondo ancora troppo in guerra. Così abbiamo deciso di riproporre la sua pubblicazione a testimonianza del nostro affetto per Matteo, un uomo, un professore che ha lasciato un sorriso in tutti noi.

Donare con gratuità e con generosità  è  da sempre considerato uno di quegli atti che fanno tanto bene al cuore di chi dà e di chi riceve e contribuiscono a creare con i nostri “altri” relazioni più umane, più serene e soprattutto più solidali. Ma se il donare fa bene alle relazioni fra persone, potrebbe  far bene anche ai rapporti fra Stati in un sistema internazionale sempre più complicato e conflittuale.
E quale potrebbe o dovrebbe essere il dono più grande, più efficace  il dono più bello in assoluto e, soprattutto, in grado di serenizzare le relazioni fra gli Stati?
È in assoluto il dono della pace. Il dono più prezioso che la Comunità internazionale potrebbe fare a se stressa,  incominciando proprio nelle sue sedi istituzionali riconosciute, dall’Onu all’Ue, a compiere gradatamente gesti di riconciliazione e di solidarietà, sottraendosi ai pesanti condizionamenti esercitati, purtroppo anche in tali sedi, dalle Potenze globali e da alcune ambiziose Potenze regionali, a tutela dei propri interessi geopolitici ed economici. 
Non sto vagheggiando una prospettiva  irenica per le relazioni internazionali, da molti auspicata,  ma, purtroppo, realisticamente ancora lontana da venire. Sto invece pensando alla possibilità di esercitare una mobilitazione permanente dei vari movimenti pacifisti di ispirazione religiosa e non, per vigilare sulla politica estera dei propri Stati nazionali, affinché promuovano, anche unilateralmente, significativi gesti di pace volti a contrastare, o almeno limitare, l’uso della forza nella soluzione delle controversie internazionali, soprattutto se esercitato dagli Stati più grandi e potenti contro quelli più deboli. Rinunciare alla violenza significa in primo luogo rimuovere le cause dei conflitti: diritti umani conculcati; sfruttamento selvaggio delle risorse naturali da parte delle rapaci multinazionali; giustizia negata; povertà.
Sono tanti “i colpevoli” della guerra, che ci sottraggono il dono della pace. Ma occorre comunque sperare e impegnarsi per promuovere le occasioni di dialogo, utilizzando tutti i format possibili della cosiddetta “diplomazia dal basso”: dalla cooperazione decentrata alle iniziative internazionali delle Ong e delle  associazione del terzo settore. “Il dialogo – scriveva il saggio teologo ortodosso francese Olivier Clément – è la chiave della sopravvivenza del pianeta in un mondo in cui si è dimenticato come la guerra non sia mai la soluzione chirurgicamente pulita che permette di espellere il male dal mondo. Il dialogo è il cuore della pace. Il dialogo svela che la guerra e le incomprensioni non sono invincibili. Niente è perduto con il dialogo”.

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