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Local | | 03 Febbraio 2017
I napoletani non si dedicano alla
cultura. Cresce invece la spesa turistica
I napoletani non si dedicano alla cultura. Cresce invece la spesa turistica

I napoletani non partecipano alla vita culturale della propria città. E' uno dei dati più significativi del dodicesimo rapporto Federculture, presentato oggi a Napoli. «Impresa cultura. Creatività, partecipazione, competitività» è il titolo dell’incontro in cui saranno snocciolati i numeri di un settore cruciale per lo sviluppo del Sud. Che, a quanto pare, però, continua a restare indietro. Sul piano della partecipazione si nota un divario profondo tra la Campania e il resto d’Italia, nonostante gli incrementi di ingressi registrati nei musei. La nostra regione è in fondo alle classifiche di questo comparto, quart’ultima insieme alle altre del Mezzogiorno. «Preoccupante», si legge nel Rapporto, «anche il dato sull’astensione culturale, vale a dire la percentuale di cittadini che nell’arco dell’anno non fruisce di alcun intrattenimento culturale. In Campania si registra il secondo valore più alto a livello nazionale, il 29,7 per cento dei residenti non partecipa ad alcuna attività culturale, fa peggio solo la Calabria con una percentuale del 34,8 per cento, mentre il dato medio nazionale è del 18,6 per cento».

La spesa media di un cittadino campano per la cultura è di 98,45 euro al mese contro i 203,14 del Trentino Alto Adige. Eppure, in termini assoluti, la spesa cresce anche da noi: nel cinema aumenta del 5,2 per cento, nel teatro del 17,8, mentre nei concerti si segnala una crescita del 31 per cento. Ottima invece la performance della Campania per quanto riguarda i visitatori dei musei: nel 2016 ne ha accolti oltre 8 milioni, dato in crescita del 14,2 per cento rispetto all’anno precedente, uno degli incrementi più alti tra le regioni italiane. Il Rapporto sottolinea: «Complessivamente gode di buona salute il sistema dei musei della città di Napoli (considerato come insieme dei musei pubblici) che nel 2016 ha superato gli 1,2 milioni di visitatori con una crescita rispetto all’anno precedente del 23 per cento. Incremento che consolida un trend di crescita che, pure tra alti e bassi, in un decennio ha visto crescere i visitatori dei musei napoletani del 38 per cento». Spiccano in questo contesto alcune realtà in particolare come il museo Madre che in due anni (2014-2016) ha incrementato i propri visitatori del 50 per cento. In salita anche i musei statali interessati dalla riforma Franceschini e diretti da nuovi manager: il Mann registra il 30 per cento in più dal 2014, il Museo di Capodimonte più 52, mentre Palazzo Reale sale del 20 per cento, anche senza supermanager.

Infine, sul fronte dei turisti provenienti dall’estero, il dato è positivo, ma non come nel resto d’Italia. «Cresce in Campania la spesa turistica, in particolare quella degli stranieri che nel 2015 è stata di 35,5 miliardi di euro, il 3,8 per cento in più del 2014. Ma si confermano forti squilibri all’interno del Paese: il 64,5 per cento della spesa turistica degli stranieri si concentra in cinque regioni. Tra di esse, con Lazio, Lombardia, Veneto, Toscana, c’è anche la Campania. Che nel Mezzogiorno è la regione che introita la maggior spesa turistica, 1,8 miliardi. Tutto bene? In termini comparativi no, perché la Campania è comunque «distante dalle altre regioni che guidano la classifica per spesa dei turisti stranieri, come Lazio, Lombardia e Veneto, e incamerano circa tre volte quanto viene speso in Campania». Evidentemente, c’è ancora molto da fare. (Fonte: Corriere del Mezzogiorno)

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