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Editoriali | Eduardo Nappi | 05 Febbraio 2018
Previdenza ante litteram
Previdenza ante litteram

A Napoli, tra il 1463[1] e il 1640, nacquero otto banchi pubblici che, fusi nel 1808 per volere di Murat, diedero vita al Banco delle Due Sicilie e infine, nel 1861, al Banco di Napoli.

I banchi pubblici, pur essendo otto diverse istituzioni, erano uniti, già dalla metà del XVII secolo, da un Ente: Il Monte degli Ufficiali dei Banchi, fondato nel 1645 da Francesco Antonio Daniele, dipendente del Banco del Popolo, al fine di soccorrere i bancari ad esso iscritti, in caso di bisogno. Per far parte del sodalizio si pagava una quota d'iscrizione di tre ducati e, successivamente, una rata mensile di due carlini[2], versata sul conto intestato al Monte presso uno dei Banchi, per le spese di amministrazione dell'opera. Le attività svolte dall'Ente erano molteplici, ma principalmente fungeva da cassa di mutuo soccorso per gli iscritti. Essi, infatti, usufruivano di aiuti economici per vari eventi, come la morte di familiari o il matrimonio delle figlie. Il Monte interveniva anche In caso di malattia dei bancari ai quali non veniva corrisposta remunerazione da parte del Banco presso cui lavoravano. L'Istituzione inviava a casa dell'infermo un proprio medico fiscale che, accertato il malanno, prescriveva i farmaci, i giorni di riposo di cui aveva bisogno e, se necessario, addirittura le cure termali presso il Monte della Misericordia a Ischia. Il Monte pagava la giornata di lavoro non corrisposta dal Banco agli infermi accertati, come avvenne nel 1645 al giornalista Carlo Cacciuottolo del Banco di Sant'Eligio[3].

Il primo Governatore dell'Ente fu Francesco Antonio Daniele. Ogni anno, però, democraticamente si tenevano le elezioni e chiunque degli iscritti poteva candidarsi alla carica di Governatore, come è possibile appurare dalle scritture contabili del Monte custodite presso l'Archivio Storico della Fondazione Banco di Napoli.

Le sedi del Monte dei bancari furono, a partire dal secolo XVII, la chiesa di Santa Caterina a Celano, presso la parrocchia di Santa Maria della Rotonda; la chiesa di Santa Marta a San Sebastiano; la chiesa di Santa Maria del Soccorso a Magnocavallo; la chiesa di San Potito, donata all'Ente nel 1827 da Francesco I di Borbone.

Nel 1808, tutte le rendite degli Enti furono incamerate dallo Stato, per cui il Monte si trovò in ristrettezze economiche e solo nel 1815 poté riprendere in pieno la sua attività, avendo anche arricchito il suo patrimonio di beni immobili, tra cui due artistiche e maestose cappelle cimiteriali a Poggioreale.

Attualmente l'Ente è stato assorbito e dipende dalla Curia napoletana.

DOCUMENTI

Archivio Storico Banco di Napoli - Fondazione. Banco della Pietà, giornale copiapolizze matricola 357. Partita di 2 ducati estinta il 29 novembre 1645.

Alli Governatori del Monte dell'officiali delli banchi di questa città e case pie ducati 2. E per loro polisa di Gio Batta Lombardo Governatore e Gabriele Vitale, mensario a Carlo Cacciuottolo giornale del Banco di S. Eligio disse per tanti li spettano et il loro Monte li deve per giorni quattro ch'è stato infermo, con fede di Capitulatione di detto loro Monte. In piede di detta polisa fa fede Giulio Cesare Miserere che li sudetti Gio Batta Lombardo Governatore e Gabriele Vitale sono al presente Governatori del detto Monte e come tali possono esiggere etiam per mezzo di banchi e con potestà di quietare, come per scritture che per esso si conservano. E per lui a Carlo de Nigris per altritanti.

[1] Cfr. D. De Marco - E. Nappi, Nuovi documenti sulle origini e sui titoli del Banco di Napoli, in Revue Internationale d'Histoire de la Banque, n. 30-31, pp. 1-78

In questo saggio del 1987, gli autori provano che il Banco di Napoli ebbe origine dal 1463, anticipandone così la data di nascita.

Cfr. anche F. Assante, Sotto la protezione dei Santi Matteo e Niccolò di Bari. Il Monte degli "Officiali" dei banchi pubblici napoletani, in I Quaderni dell'Archivio Storico dell'Istituto Banco di Napoli  - Fondazione, Banco di Napoli, Napoli 2004.

[2] Il carlino era la decima parte del ducato

[3] Cfr. Documento del 29 novembre 1645

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