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Editoriali | Giovanni Rinaldi | 18 Giugno 2018
Mobilità sociale
L'istruzione accelera
Mobilità sociale L'istruzione accelera
L'aspirazione maggiore di una famiglia, di uno Stato, è che le generazioni future abbiano un tenore di vita migliore delle precedenti. Purtroppo, per il quadro economico e sociale nazionale, già mantenere lo stesso livello della famiglia di origine appare un traguardo appagante. Per l'Ocse, infatti, scalare le "classi" sociali in Italia appare quasi impossibile. L'organizzazione con sede parigina ha infatti calcolato, in un rapporto sulla "mobilità sociale", che servirebbero cinque generazioni perché un bambino nato in una famiglia a basso reddito (tra il 10% più povero della popolazione) raggiunga il reddito medio nazionale.
Una statistica che sembra aderire a quelle che sono le preoccupazioni dei genitori che temono che i loro figli non possano raggiungere la qualità di vita da loro offerta.
A giocare un ruolo fondamentale, come sempre, è l'istruzione sia della famiglia di origine che dei loro figli. I dati parlano chiaro: i due terzi dei figli la cui famiglia d'origine è poco istruita non riusciranno a fare meglio e solo il 6% riuscirà a prendere un diploma di scuola superiore. Riguardo il tipo di lavoro dei figli circa il il 40% dei lavoratori manuali lo fa perché fatto dai genitori, mentre il 31% dei figli di chi percepisce un reddito basso percepirà lo stesso reddito. Un cordone ombelicale negativo che solo l'istruzione può spezzare. 
In Italia, purtroppo, gli investimenti su istruzione e ricerca sono troppo bassi tanto che i laureati guadagnano solo il 40% in più dei diplomati, mentre nei paesi Ocse questo dato sale al 60%. Un appiattimento verso il basso.
Insomma la "mobilità sociale" è accelerata quanto più sono gli investimenti di uno stato nel settore istruzione. Un rapporto che si lega perfettamente alla povertà educativa che vede nella scuola un modo per emanciparsi.
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