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Editoriali | Ugo Leone | 30 Gennaio 2018
Napoli, meglio
se "svelata"
Napoli, meglio se "svelata"

Ho scritto un libro su Napoli (com’era e com’è) e l’ho intitolato Napul’è che, come molti sanno, è il titolo di una delle più belle canzoni di Pino Daniele. Qualcuno mi ha chiesto perché questo titolo e io con una punta di presunzione ho risposto con il verso finale della canzone di Daniele: perché  “Napule a’ sape tutto 'o munno Ma nun sann' a verità”. Certo ci vuole una bella dose di presunzione nel ritenere di fare sapere quale è quella verità che gli altri non sanno. E non intendo imbarcarmi in un’avventura del genere. Sta di fatto che di Napoli si sanno o si ritiene di sapere tante cose, ma difficilmente e oggettivamente definibili “vere”. Ecco perché velarla è sempre più facile che svelarla: nella letteratura, nella saggistica, nelle arti figurative, nella fotografia e nella cinematografia. Quest’ultima si è in qualche modo  impegnata (ma è poi così?) con l’ultimo film di Ozpetek intitolato Ozpetek Napoli velata. Un film che ha indotto molti, soprattutto sui quotidiani napoletani, ad intervenire per interpretare e svelare il ruolo della protagonista Napoli. Molti in modo originale e approfondito. Ma chi mi è sembrato più rispondente alla realtà è stato Giulio Baffi (“Napoli velata”: l’incompiutezza) sulle pagine napoletane della “repubblica” il 2 gennaio.  Quando, tra l’altro, ha scritto nel suo ruolo di critico, che il film è uno “ ‘spot’ d’eccezione per Napoli, molto più che certi superficiali e colorati ‘promo’ di griffati prodotti”. E ci siamo capiti. E conclude osservando che “Rimane il senso d’incompiutezza stupita del viaggio e delle cose dette e fatte con illogica ed imperfetta sintassi. Ma forse Ozpetek la voleva proprio così questa sua Napoli che non si svela tanto facilmente e non piace proprio a tutti. Lasciando naturalmente da parte la “gelosia” tutta napoletana per i propri prediletti misteri”. È così. È femmina e non si svela facilmente. Anzi direi che gode nell’assistere ai tentativi di svelarla. E non piace proprio a tutti anche se è universalmente riconosciuta “bella”, dal momento che non è bello ciò che è bello, ma ciò che piace. E, come ci ricordano ogni fine d’anno le indagini sulla qualità della vita, ha molti motivi per non piacere. Tuttavia lo “spot” funziona. Sempre più turisti (anche se non siamo ai livelli di Roma, Firenze, Venezia) vengono e  tornano in città. E, per restare nel campo dei prediletti misteri, fanno interminabili file per vedere il Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino. “velato”, naturalmente. Ma non è solo questo. Né è solo lo spot del film, se proprio gli vogliamo dare anche questo merito. Molti vengono e tornano perché un paio di giorni non bastano più a chi va per musei (il Nazionale e Capodimonte in particolare), per pizze, e centro storico. Né solo a Napoli: con l’aggiunta di altri nove ai 15 già esistenti sono 24 i distretti turistici in Campania che è diventata la regione con il maggior numero di distretti turistici. E sono itinerari per quello che anni fa fu definito “turismo intelligente” .

Bene, buone notizie per l’anno che comincia. Anche se fra i tanti che vengono e tornano non figura qualche calciatore che, ancorchè invitato a suon di milioni, ha preferito, leggittimamente, di rifiutare il trasferimento a Napoli dalla “dotta“ Bologna. Si chiama Verdi e forse ha preferito scriver musica per la Scala anzicchè per il San Carlo.

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