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Editoriali | Paolo Di Lauro | 19 Marzo 2018
Titoli di solidarietà
e Terzo Settore
Titoli di solidarietà e Terzo Settore

I dati del censimento permanente delle istituzioni non profit diffusi dall’Istat nello scorso dicembre, testimoniano una crescita del terzo settore.
Nel nostro Mezzogiorno, isole comprese, sono presenti 89 mila istituzioni non profit che impiegano 157 mila lavoratori dipendenti; dati che confermano la crescita di questo mondo che non solo crea opportunità ma offre produzione di beni e servizi, elevando il benessere sociale.
Ma le innumerevoli attività messe in campo dagli enti del terzo settore hanno ovviamente bisogno di risorse. Oltre alle classiche strade per il reperimento di finanziamenti, il decreto legislativo del 3 luglio 2017 pone l’accento anche sui titoli di “solidarietà”. Secondo la disposizione dell'artciolo 77, gli istituti di credito, spinti dal codice del terzo settore proprio per favorire il finanziamento delle attività istituzionali degli Enti del Terzo Settore iscritti nel registro nazionale, possono infatti emettere Titoli di solidarietà. Si tratta, in sintesi, di obbligazioni (minimo 36 mesi) e certificati di deposito (minimo 12 mesi) emessi da istituto di credito, banche italiane, comunitarie ed extracomunitarie autorizzate ad operare in Italia, con lo scopo di finanziare e sostenere gli impieghi del Terzo Settore. Sui titoli emessi non verranno applicate commissioni di collocamento e l’intera raccolta effettuata andrà destinata agli Ets tenendo conto degli obiettivi di solidarietà sociale perseguiti. Le banche emittenti, inoltre, potranno destinare agli Ets, come liberalità, una quota dell’ammontare nominale dei titoli collocati godendo del credito d’imposta del 50% (l’efficacia di tale disposizione è subordinata ad una apposita autorizzazione della Commissione Europea).
Il nuovo modo di intendere il ruolo di una finanza sociale, ispirata sempre a criteri etici e morali, passa quindi inevitabilmente attraverso processi collaborativi e di partecipazione che trovino una sintesi tra la finanza classica e le esigenze del Terzo Settore ancora poco presente sui mercati finanziari.

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